European Copyright

European Copyright (29 ottobre 2008)

La legge europea del copyright nasce, come la maggior parte delle leggi riguardanti la Comunità Europea, come tentativo di definire uno standard comune per tutti i suoi stati membri. Il primo passo di questo processo può essere identificato con la Convenzione dI Berna del 1886, seguono poi la direttiva del 1991 per la protezione legale del software (91/250/EEC), la direttiva 93/98/EEC del 1993 che fissa la durata del copyright a 70 anni dopo la morte dell’autore fino ad arrivare al 2001 con la direttiva europea del copyright (2001/29/EC).

I diritti protetti dall’Unione Europea sono:

• diritto di riproduzione
• diritto di comunicazione
• diritto di distribuzione
• diritto di “fissazione”
• diritto di affitto/noleggio
• diritto di trasmissione via radio
• diritto di comunicazione via satellite

I diritti morali (diritto di attribuzione, diritto di pubblicazione anonima o con uno pseudonimo, diritto a preservare l’integrità dell’opera) sono in genere considerati in base alle varie leggi degli stati membri.
Vi sono poi dei diritti di rivendita che appartengono all’artista e possono essere trasmessi solo per eredità. La legge europea fissa particolari limiti sul loro valore e sui tipi di arte che godono di questi diritti.
Infine sono stati introdotti anche diritti per i database che possono essere limitati dai paesi membri nel caso di estrazione di dati per fini didattici, privati, di ricerca, di pubblica sicurezza e di amministrazione giudiziaria. Tali diritti durano 15 anni dal “completamento” del database o dalla sua messa in pubblico.

La durata dei diritti degli autori è prevista per tutta la vita dell’autore e fino a 70 anni dopo la sua morte.
I diritti degli esecutori, dei produttori di film, di chi trasmette via radio, invece durano per 50 anni dalla distribuzione o comunicazione della performance.

L’Unione Europea permette ai suoi stati membri di mantenere o introdurre limitazioni in diversi campi che variano dal diritto di citazione al diritto di riproduzione per fini didattici, dal diritto alla parodia al diritto di uso in celebrazioni religiose o ufficiali.
Tali limitazioni, sancite precisamente dall’articolo 5 della direttiva 2001/29/EC conosciuta anche con il nome di EUCD (EUropean Copyright Directive), sono state al centro di un acceso dibattito: se da una parte infatti gli stati membri possono applicare nuove limitazioni solo tra quelle previste all’interno di una specifica lista, d’altra parte possono mantenere in vigore quelle valide in data 22 giugno 2001.
Questo permette il verificarsi di una certa libertà legislativa tra i diversi stati, creando potenzialmente pericolosi vuoti giuridici o situazioni paradossali (come è accaduto nel Regno Unito nel 2002) e contravvenendo alla finalità stessa della legge appena citata, vale a dire dettare delle linee comuni tra i vari stati membri dell’Unione Europea.
E’ bene comunque ricordare che ogni limitazione deve essere soggetta al “Three Steps Test” di Berna il quale afferma che “gli stati membri devono confinare le limitazioni ed eccezioni ai diritti esclusivi solo:

1. a certi casi speciali che
2. non sono in conflitto con un normale sfruttamento dell’opera e che
3. non pregiudicano senza una buona ragione gli interessi legittimi del detentore dei diritti.”

Infine una limitazione è obbligatoria: l’uso legale oppure la copia accidentale o temporanea di una trasmissione via network. Pertanto gli Internet Service Provider non sono responsabili dei dati che trasmettono, anche nel caso in cui questi infrangano il copyright.